Incontro con Amnye Mokri

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A Jangkya ero ospite a casa di Pema Tsering, un giovane ngakpa del villaggio. Io, Pema e i suoi famigliari stavamo tutti in cucina e guardavamo un documentario sugli oracoli di Nechung e Palden Lhamo, persone in cui discendevano queste divinità (tib.lhaba).

“Ce l’abbiamo anche qui.” Mi dissero.

“Tra qualche giorno la divinità della nostra montagna, Amnye Mokri discenderà tra la gente del villaggio.”

“Dove?”

“Nel santuario, lì si radunerà la gente del villaggio a rendergli omaggio e lui farà delle divinazioni”. Disse lo zio di Pema.

“A tutti?”

“No, solo a chi vuole. La gente che chiede la divinazione si farà farsi dei tagli sul viso con un coltello e ripagando l’oracolo con il proprio sangue.”

Lo zio di Pema, un uomo di grossa corporatura e dal viso largo, aveva un moderno taglio di capelli che teneva pettinati all’indietro e dei grandi occhiali quadrati. Trascorse qualche giorno, era pomeriggio e stavo seduto nella cucina della casa. Avevo passato ore seduto accanto alla stufa mangiando pane e sorseggiando tè con il latte come fa la gran parte degli uomini qui. Qualcuno, non ricordo chi, entrò e disse: “arriva!” La divinità, discesa nel corpo del lhaba, stava facendo il giro del villaggio.

Uscimmo tutti nel cortile della casa e ci fermammo ad aspettare….in lontananza si sentiva un suono di tamburi.

Le persone stavano in piedi con dei katak1 fra le mani ai lati del cortile. Io ero molto teso, sapevo che Amnye Mokri era una divinità mondana e ne avevo un po’ paura. La musica si fece a poco a poco più forte e improvvisamente entrò un gruppo di uomini. In mezzo a loro c’era il lhaba.

Era un uomo dalla testa rasata che danzava volteggiando al ritmo lento dei tamburi, aveva il volto contratto in una smorfia, gli occhi spiritati e uno strano ghigno: la sua era un’espressione di felicità mista ad ira. La gente gli offriva dei katak e le sue spalle ne erano già ricoperte. Dietro la sua schiena, legato ad un katak, era stretto un quadretto che raffigurava la divinità Amnye Mokri, quello che riuscii a scorgere fu l’immagine di un guerriero dal volto rosso. Gli uomini che lo accompagnavano si erano schierati tutt’intorno, suonavano e lanciavano grida di gioia, qualcuno di loro aveva in mano una bottiglia di bai jiu (grappa cinese) e ne versava un po’ in una tazza che veniva offerta ad Amnye Mokri e questo, mentre continuava la sua danza, ne beveva alcune sorsate. La cosa andò avanti per alcuni minuti, dopo di che il gruppo uscì per proseguire il suo giro intorno al paese entrando in ogni cortile.

“Ogni anno c’è un lhaba diverso o e sempre lo stesso?” Chiesi.

“Sempre lo stesso.”

“E’ un monaco?”

“No.”

Apprendo che il medium è un semplice abitante del villaggio come la gente che lo segue.

(Jangkya, Rebkong losar 2006)

Il video delle foto delle miei viaggi tra i ngakpa di Rebkong e Hongyuan nel 2005-2006 è qui.

1Sciarpa rituale di seta o materiali sintetici.

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