Il Giaguaro sulla strada per Liu Jia Xia

5773-Linxia-Wanshou-Guan-pagoda-and-city-view

Questa mattina ci siamo alzati prestissimo e, dopo una colazione a base di tsangpa, pane, uova sode e te con latte ci siamo avviati all’autobus per Linxia accompagnati da Dorjetso. Linxia si trova nella valle del fiume Daxia, un affluente del Fiume Giallo, per secoli ha costituito un centro religioso, culturale e commerciale importante della comunità islamica in Cina, qui infatti la maggioranza della popolazione è musulmana1 e con le sue innumerevoli moschee è chiamata dalla gente del posto la “piccola Mecca della Cina”.2

Ho portato con me solo l’essenziale: 2 quaderni, 1 libro, foglie di tè verde, mala, maglione di lana, carta igienica, un pezzo di pane e un uovo sodo avanzati dalla colazione, occhiali da sole di pietra per camuffamenti, mettendo tutto in una borsa di tela da monaco.

Gli unici vestiti sono quelli che ho addosso, pantaloni viola e maglietta arancione. Nell’autobus abbiamo incontrato un gruppo di ragazzi cinesi musicisti di Lanzhou che studiavano il buddhismo. Durante il viaggio abbiamo parlato un po’ e arrivati a Linxia ci hanno offerto il pranzo: shou zhua yang rou, grossi pezzi di carne di pecora da prendere con le mani, (la carne di pecora di questi luoghi è macellata alla maniera musulmana ed è famosa in tutta la Cina), chao mian pian, una specie di orecchiette in brodo, il tè ba bao, molto bevuto tra gli hui e gli altri musulmani della zona, e huang jiu, un vino con le bacche gou ji che va bevuto molto caldo.

Durante il pranzo abbiamo parlato di cultura e usanze cinesi e di cultura e usanze italiane e straniere, un ragazzo magro con il viso scavato e gli occhiali era esperto in buddhismo chan ed era interessato al buddhismo tibetano.

Dopo mangiato abbiamo cominciato a cantare e suonare la chitarra dentro il ristorante: loro hanno cantato una canzone del nord-ovest tutti insieme, l’esperto di chan alla chitarra accompagnato da un ragazzo con i capelli lunghi e l’orecchino  un po’ stile Hei Bao o Tang Chao (dei famosi gruppi hard rock cinesi) che io, preso dall’ebbrezza dello huang jiu, avevo soprannominato “Er Giaguaro”.

Con la sua poderosa chitarra il Giaguaro si è esibito in una serie di pezzi rock in perfetto inglese come “What’s Up” dei 4 Non Blond e “Holiday” degli Scorpions e, su mia richiesta, hanno cantato “Yi Wu Suo You” e altre canzoni di Cui Jian, il padre del rock cinese. Io ho cantato e  “The House of the Rising Sun”, “La Canzone del Sole”, “Knockin’ on Heaven’s Door” versione Guns ‘n’ Roses , “I Remember You” degli Skid Row….insomma  il mio solito repertorio con strimpelli da menestrello. Poi un accenno di “Grazie Roma”; “Acqua Azzurra” e “O Sole Mio”, in duetto con Sebastiano e  come gran finale abbiamo cantato tutti insieme due canzoni dei Tang Chao, l’ultima: “Tai Yang” (sole). Che cinesi strani e interessanti.

Dopo esserci salutati e scambiati gli indirizzi siamo andati alla stazione ovest per prendere l’autobus per Liu Jia Xia.

“No parte domani alle 6:30.” Ci dice un ragazzo hui (una delle minoranze musulmane della Cina).

E quindi eccoci qua, in una pensione-baracca difronte la stazione, è una pensione per cinesi, noi  siamo illegali qui, a 6 kuai a notte (1200 lire), non ho mai trovato niente di meno costoso in quasi due anni di Cina a parte i prati e il pavimento del salotto di Lei Jian a Pechino.3

Pensione? Le pareti sono di compensato con buchi che permettono di vedere le stanze adiacenti, la “porta” è un pannello di plexiglass scorrevole stile “giapponese”, le pareti di compensato e la porta potrebbero essere buttate giù in un attimo e per di più il pannello scorrevole è aperto in alto. Le stanze sono 2 metri per 2 o forse poco più; 2 letti con lenzuola a fiori non lavate, materassi sottilissimi e sporchi poggiati su assi di legno, il pavimento è di cemento e  la mobilia è tutta appiccicata: 2 letti e 1 comodino.

Non mancano i classici accessori del confort cinese: televisore Bei Jin, un thermos per l’acqua calda e due tazze sporche. Un cartello sul muro lercio dice qualcosa sull’igiene con la figura di un poliziotto che fa il saluto militare. L’acqua è quella del thermos e ci si lava nella bacinella e il bagno è quello della stazione degli autobus.

Vicino a noi c’erano dei grossi tibetani con dei grandi coltelli alla cintola e visto che le pareti di compensato e la porta di plexiglass non mi davano una sensazione di grande sicurezza e in più noi eravamo stranieri, all’inizio non ero molto tranquillo.

La città di Liujiaxia a è a due ore e mezzo da Linxia e si trova vicino all’omonima una gola sul Fiume Giallo, vicino alla città ci sono delle grotte con innumerevoli  buddha  scolpiti nella roccia e un posto sacro dove Sebastiano conosce un monaco che vive in ritiro.

Stasera abbiamo mangiato degli spiedini ad un banchetto per strada, bevuto del tè dolce e fatto due chiacchiere con la signora della pensione.

Domani mattina partiamo alle 6:30.

Nella stanza Sebastiano mi ha spiegato per la prima volta degli esercizi di meditazione e abbiamo meditato un po’ insieme, anche se non sono riuscito a concentrarmi un granché.

(23 Luglio 2000, Linxia)

5680-Linxia-City-Xinhua-and-Laohua-Mosques

2 Rimane ancora oggi il centro principale degli ordini Sufi Qadiriyyah e Khufiyya in Cina e terra natale di Ma Mingxin (1719–1781), fondatore dell’ordine Sufi Jahriyya.

3 Non potevo immaginare che nel capodanno dello stesso anno, a Labrang,  ne avrei trovata una a cinque kuai a notte e che avrei poi raggiunto il record stando qualche giorno in una di tre.

Lascia un commento