Sindhura, la valle di Chakrasaṃvara tra le due correnti

492720ce44f3122f9f716

“Sindhura, la valle di Chakrasaṃvara (Tib. Demchok) che si trova tra le due correnti”, così i tibetani chiamano questa valle che si trova all’interno di un ansa particolare del Fiume Giallo (tib. Machu), un luogo sacro, un nekhang, un posto unico con un feng shui perfetto e un energia particolare. Nominata in antichi testi indiani e meta di eremiti questa valle ha l’aspetto di un canyon di terra rossa (Scr. sindhura), le rocce sono friabili  con alcune zone più aride dove non cresce niente ed  alcune in basso più fertili, coperte di vegetazione e di alberi di hua jiao mano mano che ci si avvicina al fiume. Questo luogo è uno dei luoghi sacri di Demchok e ha una storia bellissima e misteriosa….

Uno yogi venuto dall’India si ferma in una grotta di questa valle a meditare. Una giovane ragazza del villaggio vicino lo vede e ogni giorno gli porta da mangiare. I due si innamorano provocando il dissenso della gente del posto. Un giorno una barca con a bordo la ragazza affonda, tutti si salvano ma la ragazza sparisce. Passa del tempo…. Un giorno una bambina del posto ode una voce: “aprite la porta! Aprite la porta!”, ma nella valle non c’era alcuna porta e la voce proveniva dalla parete rocciosa che sovrasta la valle, dal profondo della roccia. Dopo qualche giorno la bambina torna con la gente del posto, all’improvviso un pezzo di roccia salta via da solo e lo spettacolo che si para davanti ai loro occhi  li impressiona fortemente: lo yogi e la ragazza (che avevano già raggiunto la realizzazione suprema di Chakrasaṃvara) sono uniti nella karmamudrā. Cercano di separarli, di dividerli ma i loro corpi rimangono legati indissolubilmente l’uno all’altra, dopo innumerevoli tentativi alla fine vi riescono ma i due giovani  muoiono.

A ridosso della parete rocciosa dove si era aperta la grotta, ad una discreta altezza dal livello del suolo è stato poi costruito un piccolo lhakang, un santuario che conserva la statua dello yogi e dalla sua consorte in quella grotta.2 La ‘porta’ della caverna, la roccia saltata fuori della parete giace ancora a terra nella valle ad alcuni metri di distanza e i tibetani ci girano intorno nella circoambulazione rituale o  khora.

Un vecchio monaco ha vissuto qui, prendendosi cura del santuario per anni, dopo la sua morte un lama anziano di Labrang e venuto qui a recitare le scritture e a fare offerte alla divinità e agli spiriti del luogo. E’ questo lama che io e Sebastiano siamo venuti a trovare. Il lama, Aku, e’ un uomo non tanto alto, di corporatura grossa, i suoi abiti da monaco sono vecchi e strappati, la sua voce e la sua risata rauche e un grande senso dell’umorismo. Aku ci raccontava che a molti nel monastero di Labrang non piacciono i monaci poveri e stracciati come lui e a lui non piacevano quelli che sono monaci solo esteriormente e non nel cuore. I giorni nella valle con lui sono stati giorni bellissimi, indimenticabili: dormivamo all’aperto sotto i piccoli alberi ai piedi della parete di roccia, proprio sotto il santuario; cucinavamo con pochissimo, (tsangpa, melanzane e cavoli e noodles che Sebastiano aveva comprato lungo la strada) con legna e fuoco.

Aku aveva arrangiato sotto l’ombra degli alberi un tappeto, una stuoia  e dei lembi di stoffa che cingevano il tutto e dentro aveva riposto degli oggetti rituali, bandiere di preghiera, un piccolo focolare su delle pietre, una teiera d’alluminio annerita per il tè e una pentola. Durante il giorno il sole era forte e faceva molto caldo, la sera era fresco e bisognava coprirsi. Nella valle non c’era la luce e la notte sedevamo accanto al fuoco e dormivamo tutti e tre lì sulla stuoia e sul tappeto, sotto i piccoli alberi….sotto le stelle….e ci addormentavamo al sibilare del vento….non avevamo coperte e venivamo mangiati dalle zanzare.

Aku spesso dormiva in una piccola casa bassa dai muri d’argilla poco più in là,  a parte noi tre in questa valle le uniche persone erano gli abitanti di un villaggio più lontano e raramente qualcuno veniva nella nostra direzione. La mattina Aku ci dava  qualche breve insegnamento che non riuscivo a capire benissimo e il pomeriggio passavamo difronte ad uno dei massicci rocciosi che formavano questa sorta di canyon e andavamo a fare il bagno nel Fiume Giallo. Un giorno abbiamo provato un “avventura” come diceva Sebastiano e ci siamo e ci siamo inerpicati su una di queste grandi rocce, una salita abbastanza pericolosa, degna di lui e mentre salivamo e scendevamo sui sentieri scoscesi intonavamo allegramente la musichetta di Indiana Jones per caricarci e mantenere vivo l’entusiasmo e la determinazione a proseguire e non tirarsi indietro davanti agli ostacoli. In questa gola il paesaggio era magnifico: le grandi rocce rosse, il fiume, gli alberi profumati di huajiao, il Fiume Giallo e le sue rive erano pieni d’argilla ma l’acqua era pulita. Tra un tuffo è l’altro ci ricoprivamo tutto il corpo con il fango caldo e facevamo a gara con i bambini di un villaggio poco lontano a slittare sulla riva fangosa a pancia in giù e Sebastiano faceva i salti mortali. Nel fiume lavavamo gli unici vestiti che avevamo mettendoli ad asciugare al sole e il tempo era così caldo che si asciugavano subito.

Aku mi ha insegnato molte cose, ma soprattutto a vivere la libertà e la spontaneità del Dharma….la libertà e la spontaneità della vita.

L’ultimo giorno, quando stavamo andando via per tornare verso Labrang, Sebastiano mi ha detto che la magia di questo posto sarebbe finita presto.

“Perché?” Chiesi io.

“Hai visto la strada? Prima non c’era.”

“Ma chi potrebbe essere interessato ad un posto come questo?”

“I cinesi fanno di tutto per i soldi.” Rispose lui.

Sulla via del ritorno pensavo ai giorni passati a Luojiadong. Ero emozionato e felice ma queste emozioni erano velate da una leggera malinconia.

Continua da Il Giaguaro e la via per Liu Jia Xia

(24-27 luglio 2000)

userid154988time20090808002733
Parete rocciosa della valle (foto presa da un sito cinese).

 

1Un altro nome con cui è chiamato il bacino idrico di Liujiaxia.

2 Il racconto mi è stato fatto da alcune persone di Labrang e presenta alcune piccole imprecisioni e variazioni rispetto a quella ufficiale.

Un pensiero su “Sindhura, la valle di Chakrasaṃvara tra le due correnti

Lascia un commento