La dimensione in ombra

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Esiste un mondo oscuro, nebbioso dove la malinconia regna sovrana. Questo mondo, che sembra lontano, è in realtà molto vicino a noi e il limite che ci separa da esso è molto sottile, sottile come la crosta di ghiaccio di un lago in inverno.

Avevo sentito parlare più volte di questa dimensione, nei miti e nelle storie e, in un certo senso, posso dire di conoscerla ma non avrei mai potuto immaginare di andarci di persona.

In un lontano maggio di tanti anni fa, perso nelle nebbie della Cina del Sud Ovest, mi ci ritrovai, visitai i suoi meandri e la sua capitale e seppi ritrovare la strada di casa.

In quel periodo studiavo a Chongqing, l’anno scolastico stava volgendo al  termine e Valentina, una mia amica che avevo conosciuto a Beijing, era venuta a trovarmi, così decidemmo di fare un viaggio di un paio di giorni lì vicino.

Ci spingemmo oltre quel limite sottile giungendo in una città a circa 200 km lungo il corso dello Yangtze, Fengdu.

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Una leggera pioggerellina cadeva da un cielo plumbeo, le vie della città erano deserte e la nebbia che veniva dal fiume avvolgeva le colline scure. Tutt’intorno c’erano resti di palazzi e case abbandonati e sul ciglio della strada, a poca distanza dal fiume, giaceva lo scheletro di una vecchia nave.

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Giravamo in mezzo a questa desolazione, tra montagne di detriti ed edifici in rovina. Il cemento bagnato delle strade rifletteva le nostre sagome solitarie. Le finestre senza vetri rivelavano una vita distrutta, morta e gli unici abitanti della città sembravano essere i fantasmi.

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Secondo la tradizione cinese1 Fengdu è la città dei fantasmi, il posto dove le anime dei defunti si ritrovano dopo la morte, l’aldilà (yinjian)2, ed è al centro di molte storie e leggende.

Qui infatti, sul Monte Ming (secondo la legenda uno dei 72 cimiteri del taoismo), da più di 1800 anni sorge un complesso di templi3 costruito sul modello di Youdu4 la “Città Oscura”, la capitale dell’Inferno (Diyu).

Secondo la leggenda Fengdu prese il nome di città dei fantasmi all’epoca degli Han Orientali, quando due funzionari imperiali Yin Chang Sheng e Wang Fang Ping si ritirarono sul Monte Ming per praticare il taoismo realizzando lo stato di immortali.

La combinazione dei loro cognomi era Yin Wang che in cinese era il nome del Re dell’Inferno, Yama e fu da quel momento che in questo posto cominciarono a formarsi le credenze intorno all’aldilà.

In seguito alla costruzione della Diga delle Tre Gole, un’intera collina e gran parte dell’antico complesso è stato sommerso e una parte dei templi è stata spostata più in alto sulla montagna.

Più di un milione di abitanti ha abbandonato le sue dimore ancestrali, la vecchia città è stata abbandonata, e la nuova città in costruzione è visibile poco lontano.

Dalla finestra del nostro piccolo albergo nella città nuova, vedevamo il fiume e una strana sagoma bianca con una grande testa, seduta sul lato della montagna.

Era il Re dell’Inferno che, tra le nebbie eterne di quel luogo, con uno sguardo freddo osservava il traffico di navi e battelli muoversi lentamente su quelle acque dense e opache.5  

(Fengdu Prima Parte)

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L’albergo del Re dell’Inferno sovrasta il fiume, alcuni relitti di navi e i palazzi vuoti della vecchia città abbandonata. (Tutte le foto sono state scattate nel maggio del 2005).

1 Un misto di elementi del Taoismo, Buddhismo e di quel insieme di leggende che costituisce la mitologia e la religione popolare cinese.

2 “dimensione dello Yin”, dove il principio “scuro” Yin è alla sua massima intensità, il mondo dell’ombra.

3 Le prime costruzioni risalgono infatti all’epoca dei Jin Occidentali (265-420 D.C.), poi ricostruite in epoca Ming e Qing (1386-1911D.C.).

4 In cinese il carattere you oltre a “scuro” può voler dire una serie di altri significati: “debole”, “fioco”, “indistinto”, “offuscato”, “tranquillo”, “sereno”, “nascosto”, “remoto”, “appartato”,“segreto”, “imprigionato”. Tutti aggettivi che possono caratterizzare diversi aspetti dell’aldilà.

5 Alcuni locali mi hanno detto che quella bizzarra costruzione era in realtà un hotel di lusso ancora incompleto.

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