La cicala e le formiche

img_8454

Negli ultimi anni ho vissuto molto tempo in quelli che forse potrei definire i “grandi formicai dell’Asia” (primo tra tutti Hong Kong). Per fortuna l’aver volutamente rifiutato contratti a lungo termine mi ha permesso di viaggiare di più e di osservare da “esterno” questo stile di vita con tutti i falsi obbiettivi e falsi desideri che la gente crede veramente di voler perseguire. Io per ora non ho soluzioni, sono alla ricerca e sto facendo ancora dei tentativi ma sono sempre più consapevole dell’insensatezza di molte cose e di come a volte l’infelicità ci venga trasmessa sotto forma di felicità.

E’ da tempo quindi  che stavo pensando ad una favola conosciuta, La cicala e la formica e a come il suo messaggio possa anche essere visto da un altro punto di vista, perché tutti sappiamo come va a finire la storia classica ma forse, dopo quel finale, ce ne potrebbe essere un altro con un’altra morale.

Quando ero bambino e mi raccontavano la favola anche se dal tono si capiva che il narratore stava dalla parte della formica e che voleva convincermi ad unirmi al suo partito, a me è sempre stata più simpatica la cicala. La cicala era infatti un personaggio allegro e generoso che voleva condividere la sua gioia con le formiche invitandole a fermarsi a riposare all’ombra per cantare insieme a lei. Voleva che si riparassero dal caldo dell’estate e voleva condividere con loro la sua gioia. Cantava con il cuore riempendo del suo canto il cielo e la terra.

Quanto è bello il canto delle cicale! D’estate mi fermo sempre ad ascoltarle, danno una sensazione di pace e, all’ombra della calura estiva, conciliano il sonno.

Nelle valli ricoperte di foreste di Chongqing mi immergevo completamente in quel loro suono e per me era in un certo senso simile a quello di una cascata.

Le formiche invece mi sembrano fare attività senza senso, faticano enormemente e rischiano la vita solo per qualche misera mollica di pane, per poi tornare nei loro buchi sotterranei con poco spazio e senza luce. Sì, senza luce.

Nella storia de La cicala e la formica, alla fine sopraggiunge l’inverno. Viene la neve e la cicala non trova più niente da mangiare.

E’ affamata e trema dal freddo e va a bussare a casa della formica in cerca di cibo e di un riparo ma formica non l’aiuta, anzi la deride dicendole che, come aveva cantato tutta l’estate, adesso doveva ballare.

Senz’altro la formica è un esempio di operosità e dedizione ma mi viene da pensare: per che cosa?

Sì è vero, forse alla fine la cicala muore ma, dopo poco, morirà anche la formica, con una differenza però: la cicala almeno ha vissuto pienamente la sua vita e ha fatto veramente quello che voleva fare, si è divertita e ha donato la sua gioia al mondo.

La formica, invece, dopo una vita “piccola e meschina” di lavoro e sacrifici proiettati verso il futuro non si è goduta il presente campando miseramente solo qualche giorno, mese o anno  in più della cicala.

La formica per parafrasare le parole di un maestro tibetano: ha vissuto come se avesse dovuto vivere in eterno ed è morta come se non avesse mai vissuto.

La morale non c’è bisogno che la faccia io ma la scrivo comunque: la vita passa veloce e non torna indietro. Fai quello che ti rende veramente felice! Questo infatti è il vero e unico lieto fine.

Lo dico a voi ma lo sto dicendo anche a me stesso.

2 pensieri su “La cicala e le formiche

Lascia un commento