Il cuore di Avalokiteshvara

Chenrezig

Dopo il mio ultimo post ho pensato di presentare alcuni video scegliendo quelli che per me sono i più belli.

Comincio dalla versione cantata di un mantra molto ascoltato in Cina e tra le altre comunità cinesi dell’Asia e che forse, a chi ha viaggiato molto in Cina, è capitato di ascoltare in uno di quei negozi di incensi, piccoli altari, rosari e statue di buddha che spesso si trovano ai lati delle strade vicino a un tempio buddhista.

Questo mantra è il dharani1  di Avalokiteshvara a Undici Volti e a volte lo potete sentire proprio nel giardino di un tempio, o su una montagna sacra come il Monte Emei o Wutai.

Dopo tanti anni in Cina, passati quasi interamente nel Sichuan, io sicuramente ho perso il conto di quante volte mi è capitato di ascoltarlo, a volte anche nei posti più inaspettati e impensati magari come suoneria di un cellulare e questo è per darvi un idea di quanto, nonostante tutto, Amitabha (cin. Amitofo) e Avalokiteshvara (cin. Guanyin) siano parte della società cinese dove il sacro e la vita di tutti giorni non sono poi così separati, e dove buddhisti e non buddhisti si riversano nei templi facendo quello che deve essere fatto lì: perché la cultura cinese è una cultura del fare.

Se ho detto che questo mantra si sente spesso, la versione cinese di un altro mantra, il Mahākaruṇā Dhāraṇī (cin. Da Bei Zhou), il Mantra della Grande Compassione, si sente ancora di più (ieri l’ho pure sentito in una bancarella del mercato notturno di Temple Street qui a Hong Kong che vendeva souvenir per i turisti). “La luce del Buddha illumina ogni cosa” (Fo Guang Pu Zhao) dicono i cinesi ed è proprio vero.

Avalokiteśvara ikadaśamukha dhāraṇī, il Dharani di Avalokiteshvara a Undici Volti (cin.聖十一面觀自在菩薩根本咒).

E’ un mantra essenziale del bodhisattva della compassione Avalokiteshvara dagli innumerevoli benefici tra cui quelli di protezione, purificazione. Nel sutra sono enuciati i 15 benefici specifici di questo dharani.

Dharani:

NAMO RATNA TRAYĀYA NAMAḤ ĀRYA JÑĀNA SĀGARA VAIROCANA VYŪHA RĀJĀYA

TATHĀGATĀYA ARHATE SAMYAKSAMBUDDHĀYA NAMAḤ SARVA TATHĀGATEBYAḤ

ARHATEBHYAḤ SAMYAKSAṂBUDDHE BYAḤ NAMAḤ ARYA AVALOKITE ŚVARĀYA

BODHISATTVĀYA MAHĀ SATTVĀYA MAHĀ KĀRUṆIKĀYA TADYATHĀ OṂ DHARA

DHARA DHIRI DHIRI DHURU DHURU IṬṬE VIṬṬE CALE CALE PRA-CALE PRA-CALE

KUSUME KUSUMA VARE ILI MILI CIṬI JVALA MA PANĀYA SVĀHĀ.2

Versione della cantante malese Imee Ooi più vicina alla pronuncia originale sanscrita.

Versione famosa della cantante di Hong Kong Cally Wong.

Ora, sia che vogliate solo ascoltare la sua melodia, sia che vogliate cantare o recitare il dharani, vi lascio all’ascolto.

1 I dharani (scr.dhāraṇī, dalla radice dhṛ: “che mantiene”; “che sostiene”; “che porta” ; che preserva”; “che protegge”) sono delle formule rituali recitate simili ai mantra, in genere molto più lunghi.  Secondo il monaco Kukai, fondatore dello Shingon giapponese, i mantra sono usati esclusivamente nelle pratiche esoteriche mentre i dharani sono usati sia in quelle esoteriche che essoteriche. Kukai classifica i mantra come una classe speciale di dharani e insegna che ogni sillaba di un dharani sia la manifestazione della vera natura della realtà.

2 Questo dharani si trova nel Sūtra del Dharani di Avalokiteshvara a Undici Volti (scr. Avalokiteśvara Ikadaśamukha Dhāraṇī Sūtra; cin.佛說十一面觀世音神咒經)  un sutra Mahayana tradotto dal sanscrito al cinese dal monaco Xuan Zang nel 656 d.C. Viene spesso scambiato con la versione sanscrita di un altro mantra molto usato nei paesi dell’Asia Orientale e soprattutto in Cina, il Mahākaruṇā Dhāraṇī, il  Mantra della Grande Compassione (cin.大悲咒).

Il mantra breve di Avalokiteshvara è invece OM MANI PADME HUM.

Mantra, preghiere e cantanti pop

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Nei viaggi in Asia i mantra e le preghiere insieme alle canzoni pop locali hanno sempre scandito le mie giornate. Nei templi e nei luoghi sacri, per le strade, negli alberghetti e nei negozi queste erano onnipresenti e spesso si mischiavano tra loro come il fumo dolciastro dei satay e degli altri spiedini si mischiava con l’odore dei vari curry, del latte di cocco, del durian o della frutta fresca di un chioschetto di frullati.

Capitava molto spesso infatti di mangiare in un baracchino per strada proprio vicino alle mura di un tempio e di sentire la voce di un cantante pop mischiarsi a quelle che per me erano ancora litanie e cantilene strane. Strane sì ma mi affascinavano così come mi affascinavano le melodie dei cantanti pop malesi, cinesi, thailandesi e indonesiani. Era così infatti che mi compravo gli album dei talenti locali facendomi consigliare i più belli o i più nuovi dai passanti o dai venditori.

Spesso guardavo la copertina per vedere se il cantante o la cantante mi piaceva, guardavo l’aspetto e lo stile. Qualche volta invece girando tra i negozi che vendevano cassette (sì cassette! Infatti ancora non c’erano i CD o forse ero io che ancora non avevo il lettore!) sentivo una canzone che mi catturava, un intro, un ritornello, un assolo e subito chiedevo: “chi è questo?!” “Questo!” Mi rispondevano allungandomi una cassetta ancora sigillata nella plastica che io prendevo subito in mano guardandola con entusiasmo, senso di vittoria e desiderio.

Ricordo ancora a Sibu, nel Borneo Malese, comprai quella che forse fu la mia prima cassetta di pop cinese. Tornato nel piccolo albergo sudicio dove stavamo, mi misi subito ad ascoltare il mio ultimo acquisto. Sulla copertina c’era un bel cantante alla moda con un’aria molto cool, non capivo una parola di quello che cantava ma mi piaceva così tanto che da quel giorno divenne mia colonna sonora del viaggio. Nella cassetta c’era anche un libretto di carta a soffietto con i testi delle canzoni, erano tutte in caratteri cinesi e mi sarebbe davvero piaciuto capirne il significato.

Non avrei immaginato che quattro anni più tardi avrei cominciato davvero a studiare cinese e che l’avrei imparato così bene. Nel corso del tempo ho riascoltato più volte quella cassetta e oggi ne comprendo perfettamente il significato e conosco il nome e la nazionalità del cantante. Dovrei avere ancora quella cassetta da qualche parte ma su youtube ne ho già ritrovato i brani.

Un’altra scoperta fu quella di un cantante pop/rock thailandese Andi: le sue canzoni insieme al cantante di Hong Kong Andy Lau furono la colonna sonora  dei miei giorni passati a Bangkok e del viaggio nel sud del paese verso la Malaysia.

Oltre alle cassette pop e rock varie collezionavo anche quelle della musica tradizionale, che a volte erano solo strumentali: le musiche dei batak e dei minankabau di Sumatra, quelle thailandesi, indiane e quelle taoiste cinesi che a volte potevano ridursi solo a dei ding e dong che duravano minuti.

Mi sono dimenticato di dire che come tutte le cose a scatola chiusa l’acquisto di una cassetta poteva andare bene come andare male.

Facevo anche scorta di cassette di preghiere di varie tradizioni spirituali e le ascoltavo prima di dormire, quando cercavo un po’di tranquillità o semplicemente per riconnettermi con l’Asia, quel continente che fin da quando ero piccolo è stato sempre la mia vera madre.

Di questo genere quelle dedicate alle varie divinità indiane erano le più numerose. Ero attratto dalle  figure colorate dei vari deva sulle copertine: Shiva, Durga, Ganesha, Rama, Hanuman, Krishna, ecc. ma, come per i film di Bollywood, erano lunghissime e poche erano quelle che davvero mi piacevano così mi dovevo sforzare per ascoltare tutto il lato della cassetta e spesso finivo per ascoltare solo una o due canzoni.

Le canzoni cinesi dedicate al bodhisattva Guan Yin o al Buddha della Medicina erano belle ma le mie preferite erano quelle tibetane che avevo comprato a Labrang: avevano una melodia tremolante accompagnata da un mandolino e la forte qualità di infondere la gioia e la calma.

A me infatti la musica come ogni altra cosa (e in questo rientra anche ogni forma d’arte) piace non perché è impegnata o rappresentativa o unica nel suo genere o importante (e qui potrei andare avanti all’infinito) ma semplicemente perché è bella, mi piace: è una cosa di sensazioni e non di costruzioni mentali e ragionamenti. Non è mente, è quore e lo scrivo pure con la q!