Là dove volano le aquile 

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In mezzo a montagne verdi ricoperte di vegetazione sub tropicale, ammassi di palazzi alti e sottili si stagliano verso l’alto proiettando le loro ombre su vie strette simili a quelle di un labirinto.

Queste sono tagliate di tanto in tanto da passaggi pedonali sopraelevati e da altre strade rialzate che incurvandosi si avvitano verso il basso dove una moltitudine di esseri minuti si sposta a grande velocità tracciando, all’occhio di chi li osserva dall’alto, dei disegni simili a quelli del volo degli storni nei cieli d’autunno.

Un mare sempre mosso di uomini che come tante onde si sfrangono sui blocchi di cemento grigio, sul vetro e sul metallo illuminati dal sole.

Al limitare di questo caos, come uno specchio scintillante, si estende il mare, quello vero, quello  dalle acque calme, increspate dalle onde e dalla spuma.

Quello che per secoli è stato il ponte tra i continenti e le cui conchiglie conservano ancora, nel loro suono, storie di antichi viaggiatori e marinai.

Caos e calma. Solido e fluido. Limite e vastità.

Quelle distese infinite punteggiate da navi e da piccole isole che per estensione sono seconde solo al cielo.

Questa è Hong Kong, il “Porto Profumato”, accanto al delta del Zhu Jiang, (Fiume delle Perle). Una delle “perle del drago” dei mari del sud.1

Una città che non si ferma e non dorme mai che si affaccia sull’infinito. Là dove volano le aquile.

Una città che rischia di morire per via del troppo stress e per i milioni di smartphone zombies che la popolano ma che possiede ancora un’anima viva e pulsante, quella di  dell’Imperatrice del Cielo Tin Hau e dello scuro Imperatore del Nord, Pak Tai.2

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Una città “piccola” ed elettrizzata ma dove esistono ancora oasi di pace e tranquillità.

Per raggiungere questi luoghi, dobbiamo metterci in viaggio come Zhong Li Quan, Lü Dong Bin e gli altri Otto Immortali delle leggende taoiste e “Attraversare il Mare”. Solo così, infatti , lasciando alle spalle ciò che è familiare e partendo verso ciò che è ignoto, potremo incontrare il popolo delle isole.

Il viaggio comincia sui moli di  Hong Kong Island, quando saliamo su uno dei tanti ferry che quotidianamente si allontanano dalla IFC tower e dagli altri grattacieli appuntiti di Central e Admiralty.

Con un po’ di fortuna possiamo salire su un vecchio ferry e goderci l’immensa sensazione di libertà che si ha quando si percorre il vasto, riscoprendo ancora una volta il valore della lentezza. 

Salpiamo. Il tempo rallenta e il mare con la sua compassione lava via le nostre preoccupazioni terrene.

In piedi sul ponte della nave, possiamo ammirare le varie tonalità dell’azzurro e scrutare l’orizzonte come un vecchio marinaio o un pirata dei mari orientali, sentire il vento sul nostro volto e assaporare l’odore della salsedine misto a quello del gasolio.

Questa è una delle ultime poesie di Hong Kong.

C’è una sorta di sollievo nel vuoto del mare. Né passato, né futuro.

Orazio

1 L’altra perla di drago dei mari del sud è Singapore.

2 Due divinità della religione popolare cinese.

 

4 pensieri su “Là dove volano le aquile 

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