La gerarchia naturale

Dopo aver girato a lungo per le chinatown di Singapore, Kuala Lumpur, Bangkok e di altre città del Sud Est Asiatico, una delle prime impressioni che ho avuto arrivando a Hong Kong è stata quella di trovarmi in una grande chinatown, una chinatown enorme, da dove non si esce e dove ad ogni angolo e in ogni vicolo avrei potuto incontrare le Tre Bufere o David Lo Pan o dove ancora, in qualche negozio polveroso, avrei potuto vedere il volto in penombra del mago Egg Shen.1

Insomma una Chinatown Town, bellissima e affascinante, moderna e internazionale con ancora un’anima antica, che però è sempre più nascosta nel cemento:  quella dei miti, delle tradizioni e della religione popolare dei cinesi.

Una città che non riposa mai, dove a volte la notte e il giorno vengono confusi perdendo significato e dove, anche nelle ore più buie e nelle vie più isolate e più oscure,  si sente sempre un qualche brusio o s’intravede una luce o un bagliore.

Infatti, nonostante le sue piccole dimensioni, Hong Kong offre una grande varietà di attrazioni e divertimenti e chi si ferma qui per qualche giorno o qualche mese rimane colpito dalla magia di una città con così tante “piccole cose” da scoprire, una città misteriosa.

A lungo andare, però, la sua altissima densità di persone ed edifici, la sua mancanza di spazio e la sua velocità, possono influenzare negativamente l’equilibrio psicofisico di chi ci vive.

Infatti immergersi nel caos e nella vitalità di una città come questa (che offre veramente quasi tutto a chilometro zero), qualche volta è bello ma è anche bello poter scegliere.

Scegliere di entrare e uscire da questo caos, mantenendo una propria dimensione tranquilla dove tornare a casa. 

Tornare in un posto dove non si sia sempre investito dalle persone in una delle strette arterie della città, dove ad ogni attraversamento pedonale non si oda il fastidioso tic-tac dei semafori o il click-clak ad ogni stazione della metro o non si abbia la vista sbarrata da palazzi di quindici trenta o cinquanta piani (in alcune parti anche  settanta) che tagliano il cielo a piccoli spicchi.

Un tornare a casa, non solo con il corpo ma anche con la mente, con il cuore.

Infatti anche noi esseri umani siamo nati per vivere in una dimensione semplice, a contatto con la natura e con i suoi elementi. A contatto con il cielo e con la terra.

Questo è proprio uno dei principi base della filosofia cinese, dove l’armonia è rappresentata proprio da questo trinomio: Cielo, Terra e Uomo.

Il cielo sopra, la terra sotto e l’uomo in mezzo.

Questa sensazione è molto forte quando stiamo in una prateria della Mongolia, in Tibet o in qualsiasi ambiente naturale sconfinato.

Cielo, Terra, Uomo. “Tutto qui?” “Solo questo?” Sì semplicemente solo questo, niente di più semplice e allo stesso tempo niente di più straordinario. Siamo lì tra il cielo e la terra, senza intrattenerci, senza Iphone, Ipad e macchine fotografiche, senza parlare, senza muoverci. In silenzio, senza pensare di voler poi trascrivere questa esperienza in qualche blog o diario. Qualcosa accadrà, la magia di Cielo, Terra, Uomo si manifesterà (non verbalmente) se abbandoneremo ogni aspettativa.

Lasciando scorrere via i pensieri riguardo al passato e non afferrando quelli riguardo al futuro, rimarremo incondizionati da questo fiume e saremo senza passato e senza futuro. Saremo solo un essere umano che respira tra il cielo e la terra.

Questa è la gerarchia naturale che permea tutto il Classico dei Mutamenti (Yi Jing) ed è visibile nei suoi otto trigrammi (Ba Gua).

Gerarchia naturale non è solamente uno dei tanti “bei concetti” da incorniciare al muro o un nuovo libro dell’Astrolabio-Ubaldini da   esibire su una delle librerie delle nostre case-museo, ormai così piene di trofei, souvenir e cianfrusaglie di vario genere da sembrare il rifugio di un antiquario o di un rigattiere. Queste cose infatti al limite potrebbero arricchire qualche venditore ambulante di un mercato delle pulci ma non noi.

La gerarchia naturale è il mondo in cui viviamo e che abbiamo dimenticato, tradito e sepolto sotto il cemento. Il cemento esterno dell’urbanizzazione e il cemento interno dell’intellettualizzazione e del razionalismo.

A questo disordine esterno, infatti, corrisponde un disordine interno di cose accumulate e non interiorizzate che, invece di arricchirci, ci appesantisce sempre di più rendendoci sempre più goffi. La nostra mente infatti è colma di concetti come lo è una stanza disordinata e noi arranchiamo a fatica cercando di trovare un piccolo spazio dove stare tranquilli e a nostro agio.

Per quanto riguarda Hong Kong, se vogliamo allontanarci davvero dal caos e dalla frenesia quotidiana  della città e da quella sensazione (che alla lunga diventa quasi claustrofobica) di essere imprigionati in veri e propri muri di cemento, possiamo andare a vivere a Saikung, in qualche angolo remoto di Lantau o come ho già detto precedentemente attraversare il mare verso isole più piccole.

Se invece sentiamo che questo  non sia sufficiente a farci allontanare dal caos e dalla frenesia della mente potremmo pensare di partecipare ad una giornata o a un ritiro più lungo di meditazione, questo sicuramente ci aiuterà ad osservare il nostro disordine, eliminare la “claustrofobia mentale” e a fare più spazio nella nostra mente.2

1 Tutti personaggi del film di John Carpenter Grosso Guaio a Chinatown (Big trouble in little China).

2 Esistono varie forme di meditazione, varie scuole e vari insegnanti, alcuni buoni e alcuni non buoni, quindi è meglio informarsi adeguatamente prima di fare una scelta. Ho visto che a Hong Kong c’è la tradizione zen vietnamita di Thich Nhat Hanh (che considero un bravissimo maestro) che ha come centro principale il Plum Village sull’isola di Lantau o quella vipassana di tradizione birmana di S.N.Goenka a Hang Tau, Sheung Shui nei New Territories, che propone ritiri di 10 giorni (a cui ho partecipato una volta). Anche questa è molto valida  ma richiede una disciplina più rigida e tante ore al giorno di meditazione e per questo non mi sento di consigliarla a tutti (anche io sinceramente non so se farei un secondo ritiro ma questo non vuol dire). Questa meditazione appartiene alla stessa tradizione di quella praticata da Terzani in Un Indovino Mi Disse e anche il lignaggio di maestri è lo stesso.

2 pensieri su “La gerarchia naturale

  1. La nostra mente infatti è colma di concetti come lo è una stanza disordinata e noi arranchiamo a fatica cercando di trovare un piccolo spazio dove stare tranquilli e a nostro agio.

    …. mi sento proprio dentro questa stanza alla ricerca del mio posto tranquillo che fatico a trovare e se ogni tanto lo trovo non capisco come è successo.

    ciao andrea
    un abbraccio
    m

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    1. Meglio una stanza con poche cose che possiamo apprezzare veramente e in cui stiamo a nostro agio.

      Lo stesso vale per la mente.
      Infatti una mente semplice riesce a comprendere anche ciò che non è semplice mentre una mente complicata non riesce più a comprendere la semplicità.

      Un abbraccio

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