Mantra, preghiere e cantanti pop

divinita-2

Nei viaggi in Asia i mantra e le preghiere insieme alle canzoni pop locali hanno sempre scandito le mie giornate. Nei templi e nei luoghi sacri, per le strade, negli alberghetti e nei negozi queste erano onnipresenti e spesso si mischiavano tra loro come il fumo dolciastro dei satay e degli altri spiedini si mischiava con l’odore dei vari curry, del latte di cocco, del durian o della frutta fresca di un chioschetto di frullati.

Capitava molto spesso infatti di mangiare in un baracchino per strada proprio vicino alle mura di un tempio e di sentire la voce di un cantante pop mischiarsi a quelle che per me erano ancora litanie e cantilene strane. Strane sì ma mi affascinavano così come mi affascinavano le melodie dei cantanti pop malesi, cinesi, thailandesi e indonesiani. Era così infatti che mi compravo gli album dei talenti locali facendomi consigliare i più belli o i più nuovi dai passanti o dai venditori.

Spesso guardavo la copertina per vedere se il cantante o la cantante mi piaceva, guardavo l’aspetto e lo stile. Qualche volta invece girando tra i negozi che vendevano cassette (sì cassette! Infatti ancora non c’erano i CD o forse ero io che ancora non avevo il lettore!) sentivo una canzone che mi catturava, un intro, un ritornello, un assolo e subito chiedevo: “chi è questo?!” “Questo!” Mi rispondevano allungandomi una cassetta ancora sigillata nella plastica che io prendevo subito in mano guardandola con entusiasmo, senso di vittoria e desiderio.

Ricordo ancora a Sibu, nel Borneo Malese, comprai quella che forse fu la mia prima cassetta di pop cinese. Tornato nel piccolo albergo sudicio dove stavamo, mi misi subito ad ascoltare il mio ultimo acquisto. Sulla copertina c’era un bel cantante alla moda con un’aria molto cool, non capivo una parola di quello che cantava ma mi piaceva così tanto che da quel giorno divenne mia colonna sonora del viaggio. Nella cassetta c’era anche un libretto di carta a soffietto con i testi delle canzoni, erano tutte in caratteri cinesi e mi sarebbe davvero piaciuto capirne il significato.

Non avrei immaginato che quattro anni più tardi avrei cominciato davvero a studiare cinese e che l’avrei imparato così bene. Nel corso del tempo ho riascoltato più volte quella cassetta e oggi ne comprendo perfettamente il significato e conosco il nome e la nazionalità del cantante. Dovrei avere ancora quella cassetta da qualche parte ma su youtube ne ho già ritrovato i brani.

Un’altra scoperta fu quella di un cantante pop/rock thailandese Andi: le sue canzoni insieme al cantante di Hong Kong Andy Lau furono la colonna sonora  dei miei giorni passati a Bangkok e del viaggio nel sud del paese verso la Malaysia.

Oltre alle cassette pop e rock varie collezionavo anche quelle della musica tradizionale, che a volte erano solo strumentali: le musiche dei batak e dei minankabau di Sumatra, quelle thailandesi, indiane e quelle taoiste cinesi che a volte potevano ridursi solo a dei ding e dong che duravano minuti.

Mi sono dimenticato di dire che come tutte le cose a scatola chiusa l’acquisto di una cassetta poteva andare bene come andare male.

Facevo anche scorta di cassette di preghiere di varie tradizioni spirituali e le ascoltavo prima di dormire, quando cercavo un po’di tranquillità o semplicemente per riconnettermi con l’Asia, quel continente che fin da quando ero piccolo è stato sempre la mia vera madre.

Di questo genere quelle dedicate alle varie divinità indiane erano le più numerose. Ero attratto dalle  figure colorate dei vari deva sulle copertine: Shiva, Durga, Ganesha, Rama, Hanuman, Krishna, ecc. ma, come per i film di Bollywood, erano lunghissime e poche erano quelle che davvero mi piacevano così mi dovevo sforzare per ascoltare tutto il lato della cassetta e spesso finivo per ascoltare solo una o due canzoni.

Le canzoni cinesi dedicate al bodhisattva Guan Yin o al Buddha della Medicina erano belle ma le mie preferite erano quelle tibetane che avevo comprato a Labrang: avevano una melodia tremolante accompagnata da un mandolino e la forte qualità di infondere la gioia e la calma.

A me infatti la musica come ogni altra cosa (e in questo rientra anche ogni forma d’arte) piace non perché è impegnata o rappresentativa o unica nel suo genere o importante (e qui potrei andare avanti all’infinito) ma semplicemente perché è bella, mi piace: è una cosa di sensazioni e non di costruzioni mentali e ragionamenti. Non è mente, è quore e lo scrivo pure con la q!

4 pensieri su “Mantra, preghiere e cantanti pop

Scrivi una risposta a Alessandra Vassallo Cancella risposta